Quale identità nazionale?

mercoledì 15 settembre 2010

L'Italia è senza unità nazionale. La destra al governo è divisa e sotto scacco del terzo incomodo: la Lega Nord. A sinistra le cose non vanno meglio. Il PD è diviso tra moderati, troppo moderati e Vendola. Gli altri contendenti, l'UDC e IDV, sono in attesa di capire chi li seguirà nelle loro mosse. Intanto l'Italia del pallone viene eliminata nelle battute iniziali del campionato del mondo; poteva essere un collante temporale per un'Italia così divisa. La Ferrari arranca e non sbalordisce. La Rai, che dovrebbe rappresentare l'informazione pubblica, fa sapere attraverso Minzolini, già ripreso tra l'altro da Garimberti, che in Italia c'è solo Berlusconi mentre il resto non conta nulla.
Un paese così spaccato e senza identità e dignità nazionale provoca solo malcontenti e disoccupazione. Infatti le aziende sono abbandonate a se stesse mentre i mercati vanno avanti per inerzia, aspettando che qualcuno li scuota. La scuola inizia tra programmi incomprensibili e corpo insegnate decimato.
La maggior parte dei quotidiani preferisce come argomento principale le diatribe dei politici e dei loro familiari. In un momento del genere i tromboni come Feltri e Belpietro trovano terreno fertile per sparare mostri in prima pagina, mentre nulla ci fanno sapere sulla situazione economica del paese. Ma si sa gli ordini del padrone (non editore) non si discutono. Le reti televisive ci informano delle ripresine, che la disoccupazione in Italia è inferiore ad altri paese dell'Unione. Bella consolazione.
Intanto la lotta tra PDL e Finiani interrompe il soliloquio berlusconiano del "fare". Sembra pure che questa sosta sia stata paventata dallo stesso leader governativo. In fondo mi sapete dire come si fa a sistemare una situazione politica-economica come la nostra? Qualsiasi provvedimento si voglia adottare si avrà contro sempre qualcuno. Troppe classi, troppe lobby.
Basta guardare le varie fasce socio politiche: La Confindustria, i Sindacati, le associazioni degli artigiani e dei commercianti, i partiti politici, le associazione dei professionisti (Notai, avvocati, medici ecc.ecc.), la stampa prezzolata rappresentativa di partiti politici e di tutte le categorie menzionate prima, sono l'Italia che non riesce a trovare un denominatore comune, una identità che ci rappresenti.
Che fare
Un passo indietro sarebbe la parola d'ordine per tutti e per per tutte le classi e categorie rappresentative di questo paese. Il primo passo indietro lo dovrebbe fare la politica, i partiti e chi li rappresenta. Se è vero che la crisi non si risolve con le proteste di piazza e le pretese di chi ha necessità di sopravvivere, è vero che per fare capire agli italiani che è il momento di rimboccarsi le maniche, l'esempio deve venire dalla politica.
La riforma della politica deve iniziare dal taglio del numero dei politici che la compongono: Parlamento, Governo, Ministeri. Un paese moderno, tecnologicamente evoluto, nell'era dei computer può fare a meno di politici che vanno avanti e indietro per il paese a spese dello Stato, trascinando con sé parenti, amici e amici degli amici. Un taglio del 50% del numero dei soli parlamentari, la riduzione di un altro 50% sugli stipendi di quelli restanti, porterebbe un risparmio nelle casse dello Stato di circa 180mln di euro (circa 360 miliardi delle vecchie lire).
La seconda riforma riguarda il governo. Il Ministero della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, preferisce sparare a zero sui dipendenti pubblici e su alcune questioni non gli si può dare torto, ma nulla ha fatto per ridurre gli sprechi del governo stesso. Un esempio: perché un membro del governo, parlamentare, prende il doppio stipendio? Chi governa non sta in parlamento e viceversa. Basta calcolare il numero dei ministri parlamentari e moltiplicarlo per cira 20mila euro al mese e vedete che cosa ne risulta. Il Ministero delle Riforme per il Federalismo (Titolare U. Bossi) e quello per la Semplificazione Normativa (Titolare Roberto Calderoli), sono a titolarità leghista. Qualcuno mi sa spiegare perché ci vuole un Ministero per queste problematiche quando abbiamo 1000 parlamentari che potrebbero benissimo legiferare in merito? E' chiaro che questi Ministeri sono fatti per dare poltrone e potere a chi diversamente dovrebbe ritrovarsi per strada come un comune disoccupato, a sbarcare il lunario o il Lunardi.
Nel frattempo ci sono tante piccole aziende che chiudono e altre medio-grandi che guadagnano. La forbice degli utili si allarga a favore dei grossi imperi. Confindustria dovrebbe preoccuparsi di quelle piccole e medie aziende che non beneficiano di situazioni di mercato monopolistiche. Confindustria avrebbe la possibilità di invitare i grossi gruppi a sviluppare lavori favorendo le piccole aziende italiane, e non a girare in parte o in tutto il lavoro a quei paesi dove il costo del lavoro è decisamente da terzo mondo. Un minimo di etica sociale dovrebbe investire il mondo imprenditoriale, i manager e tutti quelli che hanno potere decisionale nelle aziende. Una nuova era di sacrificio a favore di chi i sacrifici li fa da sempre, sarebbe una risposta morale al paese.
La politica del guadagno a tutti i costi, senza patria e confini, ha creato un sentimento di qualunquismo senza limiti negli individui. Tutto è lecito. Gli altri non contano nulla. Il mondo va così. Questo è il pensiero dell'italiano medio. La professionalità e il senso del dovere sono solo parole da spendere per una falsa morale. La morale è solo una parola e non un modo di essere e di rappresentare.
Se prendete qualsiasi VIP che va in TV parlerà di valori, di famiglia, di onestà e di lavoro sudato. Poi venite a sapere che ha l'amante e figli fatti con altre mogli. Poi venite a sapere che ha frodato il fisco portando i soldi nei paradisi fiscali. Inoltre di sudato questi signori hanno solo le magliette usate sugli yacht a prendere il sole o a intrattenere veline e velette, che di questo termine ne hanno fatto un lavoro, un modo per emergere.
Non si salva neppure l'apparato ecclesiastico, tormentato da secoli, con i fantasmi dell'inquisizione, della pedofilia e di un falso vangelo riscritto a danno di Cristo e di tutti i veri cristiani. Predica bene il governatore del Vaticano e se ne guarda bene di aprire le porte del suo Stato alla fame e agli esuli, e preferisce ricevere in pompa magna dittatori e sanguinari piuttosto che straccioni ridotti alla fame.
Allora bisogna cambiare il nostro modo di pensare. Proviamo a dare fiducia a quei giovani che sono peraltro sconosciuti e che si propongono con l'unico mezzo che abbiamo: il web. Proviamo a portare avanti qualcuno di questi non rampolli, non raccomandati, non sporcati dalla politica di sempre. Guardiamo ai giovani che ci stanno vicini, nella nostra città, nel nostro quartiere, e proviamo a lanciare un messaggio innovatore e seppelliamo per sempre questi vecchi tromboni che con la loro politica ci hanno portato alla rovina.

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