Grazie ai politici italiani siamo "pizza e mafia"

giovedì 30 settembre 2010

"Italia solo pizza e mafia". E’ quanto affermata dalla nota casa americana Apple. Indignazione della Brambilla che chiede i danni di immagine. Tutto falso? Tutto vero?
Vorrei essere d’accordo con la rossa. Non di Maranello ma quella di Calolziocorte in provincia di Lecco. Siamo tanto bravi ma poi ci lasciamo andare ad indignazioni di forma, dovute. Sulla pizza ne sarei veramente orgoglioso. E’ buona, veloce da fare e va giù con dell’ottima birra. Quello che non va giù sono proprio quelli che non dovrebbero dare occasione di farci definire in modo vergognoso.
Per mafia, malaffare, intrallazzo l’Italia ha il primato.  Basta vedere chi ci rappresenta e non è difficile dare torto alla Apple.
L’ultima? Ciarrapico. Sissignori l’ex presidente della squadra calcio Roma, ora politico, così evita di farsi arrestare di nuovo. Costui invece di godersi silenziosamente l’impunità tuona contro Fini. A buona o cattiva ragione lo lascio al vostro giudizio. Sta di fatto che a fare un commento alla situazione non è un politico senza macchia, bensì un ex pregiudicato e rincorso da molti anni dalla giustizia.
Eccovi il personaggio
Violazione della legge che tutela il lavoro minorile. Ciarrapico è stato condannato nel 1974 dal pretore di Cassino che gli infligge una multa di 623.500 lire per aver violato per quattro volte la legge che tutela “il lavoro dei fanciulli e degli adolescenti”, sentenza confermata poi in Cassazione.
Casina Valadier. Condannato a quattro anni e mezzo di reclusione, ridotti nel 1999 in Cassazione a 3 anni, per gli sviluppi della vicenda «Casina Valadier», crac da 70 miliardi della società, inglobata irregolarmente da Ciarrapico nella sua "Italfin '80".
Lo scandalo Safim.- Inquisito anche per lo scandalo della Safim-Italsanità, il 18 marzo del 1993 viene spiccato nei suoi confronti un mandato di custodia cautelare: entra a Regina Coeli il 21 marzo, insieme aMauro Leone, figlio dell'ex Presidente della Repubblica e dirigente dell'AS Roma con la gestione Ciarrapico. I due vengono ricoverati nell'infermeria del carcere, mentre la società sportiva sprofonda nel caos. Il 24 aprile dello stesso anno a Ciarrapico vengono concessi gli arresti domiciliari.
Il finanziamento illecito ai partiti. L’11 maggio viene revocato il mandato di custodia cautelare ma la libertà è breve perché Ciarrapico è di nuovo arrestato e trasferito a Milano, con l'accusa di Finanziamento illecito ai partiti. Nel 2000, dopo sette anni, Ciarrapico viene condannato in via definitiva, tuttavia, in ragione della sua età, viene affidato ai servizi sociali.
Il crack dell'Ambrosiano Nel 1996 è condannato anche nel processo relativo al crack del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, in primo grado a 5 anni e mezzo di reclusione, ridotti in appello a 4 anni e mezzo. Successivamente gli sono stati condonati 4 anni, ed è stato condannato a scontare gli ultimi 6 mesi in "detenzione domiciliare" per motivi di salute. La condanna è stata confermata dalla Cassazione. Non ha mai risarcito i danni alle parti civili, cambiando continuamente residenza.
Lo stalking a giornalista. Nel marzo 2010 la procura di Cassino chiede per Ciarrapico il rinvio a giudizio con l'accusa di "Stalking”  a mezzo stampa" che sarebbe stato attuato dal senatore ed editore tramite il quotidiano di sua proprietà Nuovo Molise Oggi, con articoli e vignette, pubblicate quasi giornalmente e contenenti insulti, accuse e allusioni a sfondo sessuale rivolti alla giornalista Manuela Petescia, direttrice dell'emittente Telemolise e moglie di un altro senatore PdL, Ulisse di Giacomo; con la giornalista avrebbe avuto in precedenza dei contrasti. Della vicenda, per l'unicità del reato ipotizzato, hanno mostrato interesse alcuni ricercatori dell'Università di Cambridge.
La truffa editoriale. Nel maggio 2010 la Guardia di Finanza ha sequestrato immobili, quote societarie e conti correnti nell'ambito di un'inchiesta della Procura di Roma, in cui Ciarrapico è accusato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Le due imprese editoriali controllate da lui tramite suo figlio e prestanome avrebbero percepito illecitamente circa 20 milioni di euro di contributi tra il 2002 e il 2007.
Questo si definisce è un “uomo”, che dopo aver rubato miliardi ed essere stato condannato ripetutamente dalla giustizia, e  che cambia ripetutamente residenza per non pagare quanto stabilito dalla condanna, siede in Senato mentre gente onesta paga per essere insultata in questo modo.

Se vogliamo toglierci il marchio infamante che ci identifica all’estero dobbiamo liberarci di questi delinquenti che ci governano.

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