Docente suicida a Palermo, ma i media non ne parlano

lunedì 20 settembre 2010


Leggo con stupore una notizia ripresa su siciliainfomazione.com. ignorata dal circuito dei media nazionali.
"Il collega Norman Zarcone è vittima di quei professori baroni che con il loro sistema corrotto e clientelare hanno soffocato la speranza di tanti giovani". A sostenerlo è la presidenza provinciale di Azione Universitaria.
La nota prosegue:
"Il suo tragico gesto, proprio nella facoltà di Lettere - prosegue la nota -, sembra quasi un messaggio diretto a quanti sono responsabili della cosiddetta parentopoli che blocca l'accesso alla carriera universitaria. I professori di Lettere,
sempre in prima linea contro ogni riforma che mira a cambiare il sistema di reclutamento dei docenti e dei ricercatori, dopo la morte di Norman dovrebbero riflettere sulla necessità di modificare radicalmente l'università italiana". "La proposta dell'assessore Centorrino - conclude Azione Universitaria - di conferire un titolo accademico a Norman Zarcone arriva tardi. Non si può aspettare la morte di un giovane per riconoscergli il merito".
Flavio Arzarello, coordinatore nazionale della Fgci, l'organizzazione giovanile del Pdci, rincara:
"Ha ragione chi sostiene che la morte di Norman Zarcone non è un suicidio ma un omicidio, che pesa come un macigno sulle coscienze di quella politica arida, attenta solo a se stessa e non al futuro dei giovani. Noi sappiamo - continua - chi sta ammazzando i sogni di intere generazioni: gli impavidi vestiti da politici, le svariate cricche che governano il nostro Paese, i burattinai vestiti da Cesare e tutti quelli che fingono di volere il nuovo affinché nulla cambi". "La situazione che stava vivendo Norman - aggiunge - è quella che attraversa la maggioranza dei dottorandi italiani: le punte di eccellenza delle nostre università hanno visto progressivamente cancellato il diritto a un futuro decente. Il ministro Gelmini ed il governo Berlusconi, che hanno enormi responsabilità di questa situazione, tra tagli e privatizzazioni, si chiedano se l'Italia che abbandona al loro destino le sue menti migliori è oggi un Paese civile".

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